PAURE DI UN ATLETA
Domani sará una giornata di merda. Faró una figuraccia, ne sono sicuro. Chi me lo fa fare? "Scappa, finchè sei in tempo" mi dice irritantemente insistente la vocina nella mia mente. "Perderai. Torna in Italia."
Forse è meglio che dia retta alla mia coscienza.
Forse è meglio che dia retta alla mia coscienza.
Queste parole sono state scritte di fretta da Luca Tanardelli su un quadernino che lui usava come diario personale. Ma sono state scritte in un giorno e in un momento particolare della sua vita. Era il 27 agosto 2016, ore 23 e 48 del fuso orario di Rio de Janeiro. Luca è un corridore dei 100 metri. Tuttavia, nonostante fosse un grande atleta, questa era la prima volta che partecipava a delle competizioni sportive al livello dei Giochi Olimpici. Quelle di Rio sarebbero state le sue prime Olimpiadi. La sua famiglia era toscana. I suoi parenti vivono vicino a Lucca in una vezzosa casetta di campagna, la stessa dove era nata la mamma di Luca, Marzia, e la stessa dove il padre gli ha fatto vedere, da una vecchia televisione un' edizione delle Olimpiadi. Era il 1992. Luca aveva otto anni. Avevano visto tutti insieme, stretti nell'unico divano, le gare di atletica leggera. Luca si era rivolto al papá con aria sognante: "Papá, un giorno io saró lí a correre, e -allargó quanto potè le braccia - tutto il mondo vedrá la medaglia d'oro che avró al collo!"
Il padre, pur sapendo che sarebbe stato difficilissimo che si realizzasse quel fantasioso sogno, gli rispose comprensivo e sorridendo: "Certo, e io saró lí (indicó gli spalti) ad applaudirti." Eppure quel sogno si è realizzato. Luca aveva vinto quelche gara nazionale, ma solo ora, dopo aver da poco superato la soglia dei trenta anni, stava realizzando il suo vecchio sogno. Di lí a poche ore avrebbe corso la gara olimpica dei 100 metri. Doveva vincere lui. Doveva farlo per suo padre. Ma per riuscirsi doveva essere riposato. Eppure non prendeva sonno. Solo dopo tre ore le ali del sonno avvolsero il ragazzo, che l'indomani mattina si alzó ancora piú sfiducioso di sè. "Faró ridere. Saró il disonore dell'Italia e della mia famiglia" Pensó queste parole mentre una lacrima, scendendo lenta e impetuosa sul suo viso, gli sfiorô le labbra che si arricciarono al gusto salato di quella gocciolina. Si lavó controvoglia, non voleva correre. Eppure alle nove di mattina, puntuale come un oroglogio svizzero, si stava allenando nei bordi delle corsie dello Stadio Olimpico di Rio de Janeiro. Non riusciva a pensare ad altro che alla corsa che - a suo dire - avrebbe sicuramente perso arrivando all'ultimo posto. Alle dieci e sette minuti era il turno della sua batteria. Passó al turno successivo per un soffio, bisogna ammetterlo. Ancora incredulo vinse tutte le altre gare, arrivando a dover correre la famigerata finale. Lí o la va o la spacca. La gara si sarebbe svolta alle sette di sera, perció aveva un ora per tornare al villaggio, lavarsi e prepararsi psicologicamente alla grande sfida. Dopo una doccia velocissima, scrisse di nuovo sul suo quadernino:
Il padre, pur sapendo che sarebbe stato difficilissimo che si realizzasse quel fantasioso sogno, gli rispose comprensivo e sorridendo: "Certo, e io saró lí (indicó gli spalti) ad applaudirti." Eppure quel sogno si è realizzato. Luca aveva vinto quelche gara nazionale, ma solo ora, dopo aver da poco superato la soglia dei trenta anni, stava realizzando il suo vecchio sogno. Di lí a poche ore avrebbe corso la gara olimpica dei 100 metri. Doveva vincere lui. Doveva farlo per suo padre. Ma per riuscirsi doveva essere riposato. Eppure non prendeva sonno. Solo dopo tre ore le ali del sonno avvolsero il ragazzo, che l'indomani mattina si alzó ancora piú sfiducioso di sè. "Faró ridere. Saró il disonore dell'Italia e della mia famiglia" Pensó queste parole mentre una lacrima, scendendo lenta e impetuosa sul suo viso, gli sfiorô le labbra che si arricciarono al gusto salato di quella gocciolina. Si lavó controvoglia, non voleva correre. Eppure alle nove di mattina, puntuale come un oroglogio svizzero, si stava allenando nei bordi delle corsie dello Stadio Olimpico di Rio de Janeiro. Non riusciva a pensare ad altro che alla corsa che - a suo dire - avrebbe sicuramente perso arrivando all'ultimo posto. Alle dieci e sette minuti era il turno della sua batteria. Passó al turno successivo per un soffio, bisogna ammetterlo. Ancora incredulo vinse tutte le altre gare, arrivando a dover correre la famigerata finale. Lí o la va o la spacca. La gara si sarebbe svolta alle sette di sera, perció aveva un ora per tornare al villaggio, lavarsi e prepararsi psicologicamente alla grande sfida. Dopo una doccia velocissima, scrisse di nuovo sul suo quadernino:
Ce la faró? La vocina insiste a parlarmi. Ma non demordo. Sono o non sono un altleta? Sí sono un atleta, ma ce ne sono di migliori.
Arrivó allo stadio in anticipo, per allenarsi. A parte lui, c'erano altri sette corridori aspiranti all'oro olimpico: Uno era francese, si chiamava Jean Bijoit. Gli altri atleti non erano europei: Due erano brasiliani - i loro nomi erano Francisco Salquez e Marcel Aroe-, altri due erano americani, Jack Leclow e Edward Sadyn, un australiano, Harry Brown, e infine c'era un filippino il cui nome impronunciabile fecce pensare a Luca che qualcosa fosse andata storta all'ufficio anagrafe.
Una voce dall'altoparlante invitó gli atleti a prendere posto. "Scappa finchè sei in tempo". Uno sparo riportó alla realtá Luca, che partí di scatto. Stava correndo, non ci credeva. Correva piú veloce che poteva. Sentiva il vento che gli sferzava il volto, ma che non lo rallentava, anzi, gli dava una carica impressionante. Quei nove secondi sono stati i piú emozionanti, i piú adrenalinici e i piú lenti di tutta la sua vita. Vedeva che, contrariamente alle sue previsioni, era il primo. Stava arrivando primo al traguardo, mancavano solo una trentina di metri, ma vide quel filippino dal nome stranissimo che lo superava, giusto qualche centimetro. Pensó a suo padre, si concentró intensamente su quella figura familiare che gli appariva nella mente dicendogli: "Vai figlio mio, ce la puoi fare." E gli fece l'occhiolino. Quello fu come una spinta sovrumana verso il traguardo, che Luca attraverserà per primo, superando l'Innominabile (questo era il soprannome che Luca ha dato al filippino che per poco non gli aveva soffiato l'oro).
Una voce dall'altoparlante invitó gli atleti a prendere posto. "Scappa finchè sei in tempo". Uno sparo riportó alla realtá Luca, che partí di scatto. Stava correndo, non ci credeva. Correva piú veloce che poteva. Sentiva il vento che gli sferzava il volto, ma che non lo rallentava, anzi, gli dava una carica impressionante. Quei nove secondi sono stati i piú emozionanti, i piú adrenalinici e i piú lenti di tutta la sua vita. Vedeva che, contrariamente alle sue previsioni, era il primo. Stava arrivando primo al traguardo, mancavano solo una trentina di metri, ma vide quel filippino dal nome stranissimo che lo superava, giusto qualche centimetro. Pensó a suo padre, si concentró intensamente su quella figura familiare che gli appariva nella mente dicendogli: "Vai figlio mio, ce la puoi fare." E gli fece l'occhiolino. Quello fu come una spinta sovrumana verso il traguardo, che Luca attraverserà per primo, superando l'Innominabile (questo era il soprannome che Luca ha dato al filippino che per poco non gli aveva soffiato l'oro).
Piú tardi, alle nove e mezzo di sera circa, stava al centro dello stesso stadio dove aveva vinto quella medaglia che fra pochi istanti avrebbe portato al collo. Il presidente del CIO lo stava premiando in quel momento. Ma la sua mente era altrove. Stava pensando a suo padre. Lo sapeva, lo stava guardando, ma non dagli spalti come gli aveva promesso. Lo guardava da lassú.
Estratto dal diario di Luca:
Ce l'ho fatta. Grazie papá.
Ce l'ho fatta. Grazie papá.
Ditemi che ne pensate. Il prossimo post verrà inserito al più presto e sarà una recensione. Intanto vi auguro buon week-end e vi aggiorno sulle mie letture: ho appena superato la centesima pagina di carrie di Stephen King, che ho deciso di leggere per Halloween :D
Ancora grazie per aver letto il racconto, a presto!
Davvero bello! :)
RispondiEliminaGrazie mille, sono contento che ti sia piaciuto ^^
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